
20 anni fa due avvenimenti importanti hanno modificato la mia vita.
Un avvenimento l’ho subito mentre l’altro è frutto di una scelta consapevole.
Mi è stata asportata la tiroide.
Ho smesso di fumare.
Sull’argomento smettere di fumare ho già scritto ampiamente sul blog un articolo che potete leggere Cliccando qui
Mentre l’operazione per l’asportazione della tiroide è diventata inevitabile a causa di un voluminoso gozzo multinodulare affondato nel mediastino che mi stava deviando la trachea.
Già mi considero molto fortunata che i noduli fossero di natura benigna e quindi non abbiano richiesto alcuna terapia successiva.
Purtroppo, nonostante l’operazione sia quasi una “passeggiata” rispetto a tante altre operazioni più invasive, il recupero è molto soggettivo.
Il mio è stato molto lento perché ho faticato parecchio a trovare il giusto dosaggio dell’ormone sostitutivo.
Di frequente poi questi eventi sono legati a problemi autoimmuni che non si risolvono con l’asportazione della tiroide, anzi…
Non voglio assolutamente scrivere un trattato medico sulla tiroidectomia, nemmeno sul recupero post operatorio, non ne avrei le competenze, ma soprattutto ogni caso è diverso e viene gestito in modo soggettivo.
Quello che è certo invece è il fatto che la mia vita sia cambiata radicalmente.
Ero una persona molto attiva, robusta, atletica, facevo qualunque tipo di sforzo muscolare senza problemi, andavo in bicicletta per chilometri senza stancarmi, dopo l’operazione c’è stato un ribaltamento, ho attraversato un ponte per trovarmi in un luogo sconosciuto dove ogni cosa richiedeva il doppio dello sforzo.
La tiroide, questo piccolo organo a forma di farfalla, è, di fatto, il motore dell’organismo e se in molte persone l’ormone sostitutivo torna a far funzionare il motore a pieni giri, per una percentuale di persone, il motore non ha più la stessa efficienza e va a rilento.
Se ci aggiungiamo patologie autoimmuni, fibromialgia secondaria, mancata conversione corretta dell’ormone sostitutivo, il quadro individuale cambia radicalmente.
In questi 20 anni ho imparato a convivere con i miei problemi, ho consultato decine di specialisti, tentato innumerevoli cure più o meno invasive, preso integratori ed effettuato terapie fisiche con pochissimi risultati.
Convivo con disturbi e dolori quotidiani che hanno modificato la qualità della mia vita in modo significativo.
Mi stanco con niente, la mia energia giornaliera ha deciso di fare il “part-time”. Se ho tanto da fare il mattino, devo riposare il pomeriggio e viceversa, devo dosare le energie e centellinarle per arrivare a sera.
Ho rinunciato a molte cose, soprattutto negli ultimi anni, il mancato movimento ha influito sul mio fisico facendomi ingrassare, in alcuni momenti sono così mostruosamente stanca che mi siederei a terra in qualunque luogo aspettando qualche forza sconosciuta che mi teletrasporti a casa.
Perché vi ho detto tutto questo? Qual è la morale?
La morale è che certi problemi non si percepiscono da uno schermo o sui social, non si vedono nemmeno se mi incontraste per strada.
Ci sono moltissime persone che soffrono di dolori o patologie “invisibili”, persone che incontrate ogni giorno al lavoro, al supermercato, in coda in posta, in vacanza, al bar o in qualunque altro luogo che frequentate nel quotidiano.
Siate sempre gentili e comprensivi con gli altri, non giudicate mai una assenza, una reazione diversa dal vostro sentire, un rifiuto ad un invito, perché non potete sapere com’è la loro vita.
Siate compassionevoli, sempre.
Chiudo con una frase che ho letto spesso ed attribuita a Pirandello che rende bene l’idea.
“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io.Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate.Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io.”
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