Destini lavorativi

Qui è dove tutto è cominciato. In questo immobile fatiscente e abbandonato ad un triste destino, c’era una delle scuole private più frequentate dai parmigiani. “Il Bolaffio” era una istituzione, quasi tutti hanno frequentato almeno un corso in questa scuola: dattilografia, libri paga, contabilità, stenografia, lingue ecc. ai tempi questo serviva se volevi entrare in un ufficio come impiegata. Io, che dopo la mia esperienza fallita in una scuola materna, ero in un limbo di dubbi ho deciso di frequentare il corso di libri paga (e dattilografia che male non fa). Mentre seguivo questi corsi serali di giorno facevo la baby sitter a due bimbi i cui genitori lavoravano. Esperienza meravigliosa. Mi si è aperto un mondo perché ho scoperto che imparare tutto quello che ruotava intorno alla elaborazione delle buste paga mi piaceva. Il mio insegnante era molto bravo a spiegare e mi trovai benissimo. Ero la sua “allieva” migliore così mi disse quando mi spiegò che, se volevo, mi aveva trovato un impiego. Non me lo feci dire due volte, mi recai per un colloquio presso la azienda che aveva bisogno di sostituire una dipendente in maternità e fui assunta subito in quello che era il mio nuovo percorso. In quel momento non sapevo che questo avrebbe cambiato per sempre il mio futuro professionale e nemmeno che un giorno sarei tornata in quella stessa scuola come docente.

L’inizio della mia vita professionale è iniziata in una normale ditta che aveva bisogno di calcolare qualche busta paga?

No, in un Centro di Elaborazione Dati che occupava un intero piano del palazzo.

Cosa ha significato questo? Che ho avuto la possibilità di imparare un sacco di cose, paghe di ogni settore merceologico, imparare a fare contabilità anche in partita doppia, dichiarazioni dei redditi. Un lavoro che permetteva autonomia, contatto con il pubblico, tante responsabilità e tanto impegno lavorativo.

In alcuni periodi ho lavorato anche dopo cena, sabati, domenica. Un lavoro gratificante ma molto complicato, pieno di scadenze.

Per fortuna al rientro della persona in maternità il contratto mi è stato rinnovato anzi, con la mia collega, abbiamo deciso di provare a sostenere l’esame di Stato per diventare Consulenti del lavoro. È stato difficile lavorare e studiare contemporaneamente, non bastava la pratica, occorreva conoscere leggi, normative, diritto del lavoro ecc. però ci siamo messe di impegno per riuscire ad ottenere il titolo professionale.

Ho avuto, fino all’ultimo, il timore di non potere essere ammessa all’esame a causa di un problema relativo al titolo di studio che pareva non essere sufficiente essendo diploma triennale e non quadriennale. Dovetti fare ricorso e solo pochi giorni prima dell’esame seppi di essere stata ammessa alla prova scritta. Superata questa potei sostenere la prova orale e finalmente arrivò la lettera dell’esito dal Ministero! Ero Consulente del Lavoro! Fra l’altro proprio in quell’anno la legge di Ordinamento della professione di Consulente del Lavoro cambiò e noi di quella sessione d’esame fruimmo di un regime transitorio. Se non fossi passata all’esame non avrei più potuto ripeterlo. Anche questo è destino, se avessi aspettato un po’ a decidere di sostenere questo esame la mia vita avrebbe preso una piega diversa. Un altra “sliding door”.

Continuai a lavorare nel Centro di elaborazione dati perché nel frattempo la capoufficio rimase a casa in maternità. Non c’erano i computer. C’era un grande calcolatore che occupava una intera ala dell’ufficio e tante impiegate che perforavano schede e programmatori (geni assoluti) che stabilivano i calcoli che quel mostro elettronico doveva digerire per restituire elaborati leggibili. Ma tutto questo lavoro serviva solo per le contabilità. Le paghe si facevano ancora a mano: addizioni, moltiplicazioni e metri e metri di rotoli di calcolatrice arrotolati a terra.

Io, che nel frattempo, avevo scoperto che avevo grande attitudine per tutto ciò che era elettronico e di ragionamento, riuscii a convincere il titolare ad acquistare una calcolatrice Olivetti che permetteva di effettuare un minimo di programmazione in autonomia. Alcune formule che stabilivano somme, percentuali, divisioni, sottrazioni per ottenere una busta paga semi automatizzata.

Già un passo avanti.

Lo step successivo fu acquistare un elaboratore a schede magnetiche per permettere di archiviare i dati mensili al fine di ottenere una rendicontazione periodica dei dati. Un altro passo avanti.

Sembra semplice detto così, purtroppo era tutto molto complicato, ogni tanto le schede si smagnetizzavano, le programmazioni andavano riviste, ogni cambio di normativa mi rubava ore e ore per adeguare tutto. Uno sbattimento infinito.

Ero diventata il “pilastro portante” del settore paghe, questo comportava una grande responsabilità, che a volte non mi faceva dormire di notte, ma viceversa non c’era un adeguato ritorno economico e soprattutto di gratificazione personale indispensabile per continuare ad occupare serenamente il mio ruolo. L’ingresso di nuove figure e modifiche di assetti ai vertici mi convinsero che era indispensabile un cambiamento. Così decisi 6 anni dopo l’inizio del mio impiego e 3 anni dopo il mio nuovo titolo di Consulente del Lavoro di intraprendere la strada della libera professione senza certezze, senza pianificazione, senza clienti, un vero salto nel vuoto.

Saturno di passaggio sulla mappa astrale scompiglia tutte le cose e le consolida. In quel periodo mi sposai (con il mio primo marito) mi licenziai, traslocai nella mia nuova casa. Proprio in una stanza di quella casa, con una scrivania e un piccolo spazio in un armadio iniziai la mia attività professionale. Non avevo un solo cliente e mio marito era un dipendente con un normale stipendio, dovevo lavorare e portare a casa uno stipendio anch’io. Così cercai un lavoro per potere avere una entrata fissa intanto che aspettavo di trovare qualche cliente. Vi chiederete perché non mi sono tenuta il mio vecchio lavoro, ma perché naturalmente avrei fatto loro concorrenza, era ovviamente impossibile. Mi vanto di aver tenuto un comportamento deontologicamente ineccepibile non contattando nessuno dei loro clienti, nemmeno quelli che facevano riferimento esclusivamente a me, tipo le aziende edili, di cui mi occupavo in modo esclusivo. Confesso che quello è stato uno dei periodi più neri della mia vita, l’incertezza e il timore di aver sbagliato a fare un salto nel buio, minava la mia serenità. Durante il primo colloquio di lavoro, presso lo studio di una commercialista, feci un figurone. Davvero un figurone, tanto che mi dissero che io ero “troppo” davvero troppo qualificata per quel lavoro e sicuramente per me sarebbe stato frustrante lavorare gestendo una rete di persone in varie città che vendevano porta a porta articoli di abbigliamento sportivo. (Il medioevo delle influencer)

Tornai a casa triste.

Però, dopo due giorni, mi chiamò la commercialista e mi propose di fare qualcosa nel suo studio, forse vide in me potenzialità. Pur di non starmene a casa a piangermi addosso accettai.

Ma quella novità durò solo due settimane. La ditta per cui la commercialista aveva fatto selezione si era già giocata l’impiegata appena assunta che non aveva superato il periodo di prova così, nonostante io fossi “troppo”, decise di assumermi.

Iniziai a lavorare in un settore che non conoscevo, con regole che non conoscevo e con persone che non conoscevo.

Lavoravo tutta la settimana, avevo finalmente due piccole ditte con un dipendente e il sabato andavo ad aiutare il mio insegnante del Bolaffio (ricordate?) ad elaborare parte delle sue paghe. Un giorno lui ricevette una richiesta da una associazione che gestiva scuole materne (il destino ricordate) mi chiese se volevo farle io perché lui non poteva. La ditta aveva 20 dipendenti ed era un settore che lui non conosceva. Ovviamente accettai e corsi a comprare il contratto FISM scuole private e me lo studiai a menadito. Adesso si trova tutto on-line ma ai tempi… A quella seguì un’altra opportunità. Uno studio di avvocati (ancora un incastro del destino perché è proprio da questo studio che uscirò dopo la separazione dal mio ex marito e sbatterò casualmente contro a quello che è adesso mio marito, un’altra “sliding door”) la responsabile a tenere i rapporti con me era una ragazza più grande di me, una forza della natura. Una amicizia che durerà negli anni. Lei è la sorella di una persona che conoscete tutti: quel Mauro Coruzzi che ascoltavo per radio quando studiavo… Platinette per la TV. Un’altra sfaccettatura del destino.

La ditta dove lavoravo aveva una gestione non troppo oculata, mi accorsi che qualcosa che non andava, ne parlavamo io e la ragazza che si occupava della contabilità, quella ragazza che ancora oggi è una amica e ha intrecciato la sua vita professionale con la mia per un lungo periodo.

Per farvela breve la ditta era destinata a chiudere così dopo un anno mi dovetti cercare un altro lavoro, part-time questa volta, perché intanto i miei clienti aumentano e dovevo dedicare più tempo alla mia attività professionale. Trovai un lavoro in una ditta di progettazione: avevano bisogno di qualcuno che facesse contabilità in partita doppia. Io l’avevo imparata e questo mi venne in aiuto.

Ricordo con piacere questo impiego. Il titolare era un po’ imprudente, così imprudente che cadde dentro ad un tombino aperto in un cantiere rompendosi l’omero, così diventai in un attimo Consulente del Lavoro, impiegata e autista privata del capo. La sua auto, una Alfa Romeo con un super motore turbo, mi darà grandi soddisfazioni e mi farà capire quanto le macchine potenti mi piacevano. Il primo giorno ho rischiato di mettermela in testa in tangenziale ma questa è un’altra storia.

Nel frattempo, per cogliere tutte le opportunità della vita professionale, accettai di diventare docente presso il Bolaffio. Insegnavo Libri Paga e la cosa mi piacque moltissimo! Adoravo insegnare.

Arrivò un momento però che i miei clienti aumentando non mi lasciarono più lo spazio per continuare il lavoro part-time. Salutai a malincuore tutti quanti, non prima di aver trovato degna sostituta e diventai a tutti gli effetti solo una libera professionista. Le cose semplici ancora non facevano per me per cui mi accordai con uno studio di commercialista che decise di affidarmi le paghe dei suoi clienti e mi mise a disposizione una stanza nel suo grande studio per elaborarle. Nel frattempo traslocai nell’ufficio sopra la ditta di mio padre (ricordate?) e avevo un ufficio tutto per me, così gestivo le mie ditte in un luogo e le altre in altro luogo. È a questo punto che iniziò a lavorare per me la mia prima impiegata. Scelta fra le ragazze che facevano il corso di paghe.

Dopo un po’ di tempo mi separai dal mio primo marito e visto che i cambiamenti non vengono mai da soli un collega, che se ne fregò altamente della deontologia professionale, offrì al commercialista di elaborare le sue paghe per un prezzo inferiore. Il commercialista non ci pensò due volte così, con una decina di ditte in meno, me ne tornai nel mio ufficio a leccarmi le ferite.

Ma non mi è mai piaciuto piangermi addosso per cui voltai pagina e mi rimboccai le maniche.

Il destino dei Consulenti del Lavoro che non si occupano anche di contabilità è quello di collaborare con commercialisti che si occupano di contabilità ma non di paghe e materie Giuslavoristiche. Un binomio perfetto, ognuno serve all’altro e non si pestano i piedi a vicenda. Io ho collaborato con parecchi professionisti e con molti di loro si è creato un rapporto di amicizia che dura ancora.

Uno di questi rapporti di reciproco aiuto mi è servito in un momento in cui ero in una fase transitoria. In quel tempo tutte le elaborazioni erano fatte a mano. Ormai però erano in commercio i primi PC anche se avevano prezzi decisamente elevati. Elevato era pure il costo della stampante ad aghi che serviva per stampare i cedolini paga e la modulistica connessa, ma soprattutto molto elevato era il costo del programma per elaborare le paghe. Prima di scegliere di acquistarne PC, stampante e programma decisi di andare ad elaborare le paghe presso un commercialista che aveva più postazioni ed utilizzava il programma Teamsystem. Ricordo che con la mia impiegata preparavamo gli elaborati in ufficio secondo un prospetto che avevo ideato, poi andavamo a Sant’Ilario a circa 10 chilometri da Parma (perché io le cose facili mai) una o 2 volte al mese per inserire le paghe a PC e stamparle. Qui ho conosciuto una impiegata di quel Commercialista con la quale è nata una amicizia e che oggi leggerà questo racconto perché mi segue sui social. Certi incontri restano per sempre nel cuore e nella mente. Lei fa parte di questi incontri del destino.

Sempre per non farci mancare proprio niente in quel periodo venne deciso che il ponte sull’Enza, sul quale occorre passare per arrivare a Sant’Ilario da Parma, aveva bisogno di manutenzione importante. I lavori obbligavano i viaggiatori a procedere su un unico senso di marcia alternato con il semaforo poco prima del ponte. Così il nostro tragitto diventò una specie di calvario ma intanto si chiacchierava. Arrivò comunque anche per me il momento di investire seriamente sull’occorrente per l’elaborazione delle paghe in autonomia. Niente più corse da un ufficio all’altro, niente più trasferte in auto, niente più appoggi in uffici di altri. Finalmente il mio ufficio, finalmente la tranquillità di un luogo tutto mio. Inutile dirvi quanto mi appassionai all’utilizzo di un PC, presto diventai una specie di “beta tester” per gli aggiornamenti del programma Teamsystem. Quando qualcosa non girava come avrebbe dovuto chiamavo l’assistenza e avendo con le ragazze addette al front Office un ottimo rapporto cercavamo insieme una soluzione. Più volte trovai il modo di aggirare un ostacolo apportando modifiche in anteprima. Anche con le ragazze dell’assistenza si creò un meraviglioso rapporto e in più occasioni ci trovammo fuori per un pranzo o una cena. Ricordo ognuna di loro con affetto.

Uno degli obblighi della mia professione era il contatto con gli uffici pubblici: INPS, INAIL, Ispettorato del Lavoro ecc. spesso si trovano impiegati in questi uffici non troppo collaborativi però devo dire che riuscii a rapportarmi con loro in modo amichevole ma assolutamente professionale. Non ho mai avuto problemi a far valere le mie ragioni in sede ispettiva e ad ottenere assistenza quando richiesto. Credo che il modo di pormi, con il sorriso, con pazienza, con rispetto mi abbiano aiutato. Ma soprattutto mi supportava una profonda conoscenza della materia che era indispensabile per rendermi credibile.

Il passaparola in una attività professionale è importante, ormai i clienti arrivavano senza che io dovessi cercarli, ormai serviva altro personale a gestire il lavoro e soprattutto un ufficio più grande. Così quasi contemporaneamente al trasloco nella nuova casa in Via Emilia con mio secondo marito, traslocai anche l’ufficio assumendo altre impiegate, attingendo sempre dalle partecipanti al corso di paghe al Bolaffio.

Non dimenticai mai che ero una donna, che le mie impiegate erano donne, quindi il sabato era sacro, uscire ad un orario umano era sacrosanto, lavoro e impegno erano importanti ma altrettanto lo era mantenere uno sguardo verso la qualità della vita accettabile.

Con i colleghi avevo un buon rapporto, non mancavo mai di partecipare agli incontri mensili di categoria.

In quel periodo il mio vecchio insegnante del Bolaffio che si occupava anche di esporre le novità a noi colleghi durante questi incontri pubblici mi chiese di dargli una mano a preparare gli argomenti degli incontri e se me la sentivo anche a relazionare su alcuni argomenti. Insegnavo no? Doveva essere facile per me. Ecco in effetti sembrava facile, ma quando mi fu chiesto di tenere alcune lezioni ai Praticanti Consulenti del Lavoro, confesso che il panico divento il mio incubo peggiore. Poi, tanto per rendermi la vita facile, la prima lezione ai praticanti si svolse nell’Aula Magna della Camera di Commercio. Avrei voluto scavarmi una buca sul palco rialzato o impiccarmi con il cavo del microfono a disposizione. Eppure portai a casa quella lezione insieme a molte altre.

Ero diventata popolare fra colleghi e praticanti. Mi mettevo a disposizione della categoria, in modo generoso ma non posso negare che tutto questo mi gratificasse parecchio.

Così quando il mio insegnante e collega, che nel frattempo era diventato presidente dell’Ordine, propose a me e ad altri 3 o 4 colleghi di formare una lista e proporci per le Elezioni imminenti di categoria, accettai.

Fummo eletti, ero entrata nel Consiglio dell’Ordine.

Non ho avuto alcun vantaggio da questa Elezione, confesso di esserne stata gratificata ma ero veramente portata per l’insegnamento, per la condivisione del sapere, amavo veramente poter rendermi utile per l’intera categoria. Gestivo parte degli aggiornamenti del sito Web dell’ordine Provinciale, avevo creato un database su Access per le anagrafiche dei colleghi. Insomma mi davo da fare come potevo. Ognuno di noi si dava da fare, avevamo formato una bellissima squadra.

Se il mio carattere fosse stato diverso, se dentro di me il senso di paura che gli attacchi di panico della adolescenza potessero ripresentarsi, forse avrei fatto di più, avrei raggiunto obiettivi più ambiziosi, ma il tarlo di una possibile inadeguatezza, il fatto di essere una donna che voleva mantenere un equilibrio fra vita professionale e vita privata, mi mise di nuovo davanti ad un bivio, un’altra “sliding door”. Non so come sarebbe potuta essere diversa la mia vita se avessi fatto un’altra scelta. Non lo saprò mai.

Scaduto il mandato ci furono nuove elezioni, probabilmente avevamo lavorato bene così alle successive votazioni venimmo rieletti ed io presi più voti di tutti gli altri. Toccò a me convocare il primo consiglio dell’Ordine dove si doveva decidere chi sarebbe stato il Presidente, il segretario ecc,

Avrei potuto diventare il Presidente ma questo avrebbe comportato onori ma anche impegnativi obblighi istituzionali, così rinunciai alla Presidenza a favore di un collega più giovane, capace ed ambizioso.

Così doveva essere, così decisi e non me ne pentii mai.

Nel frattempo spronai quella che era la mia impiegata di vecchia data a fare quello che avevo fatto io tanti anni prima. Fare il praticantato triennale e tentare l’esame per diventare lei stessa Consulente del Lavoro, era davvero molto brava e naturalmente riuscì a superare l’esame. Avevo una collega in studio, adesso toccava alle altre…

Un nuovo trasloco, ancora una volta in ”territorio amico” proprio sopra l’attività di mio marito, sarebbe bastata una scala a chiocciola e sarei scesa direttamente sopra la sua scrivania. L’idea che mi sentisse camminare sopra di lui mi dava rendeva felice. Postazioni comode, scrivanie e mobili nuovi, diversi computer, aria condizionata, luminosissimo. Ero approdata nel posto perfetto.

Sul lavoro sono sempre stata di una perfezione maniacale, ogni foglio, ogni documento, ogni ricevuta, aveva una esatta collocazione dentro una carpetta, un faldone, un classificatore o dentro un mobile. Senza questo tipo di rigore assoluto nulla può funzionare in uno studio che gestisce decine di pratiche diverse per decine di ditte diverse. Questo ho imposto e questo ho ottenuto. Io ho un sacco di difetti ma una delle cose che mi riesce meglio è sicuramente l’organizzazione schematica. Le mie impiegate e poi colleghe mi hanno supportato egregiamente in questo ordine delle cose. Ricordo una ragazza che era venuta a lavorare da me che durò pochissimo perché era svanita e trovammo cose archiviate a caso per mesi dopo la sua cessazione… L’altra regola assoluta dello studio era: non fare mai uscire una busta paga con errori quindi i controlli erano ripetuti e a prova di sbaglio.

Ovviamente questo insieme di regole ferree, in alcuni momenti, ha creato tensioni e ho avuto anche un periodo in cui ero particolarmente nervosa e sbottavo per un nonnulla, mettendo a dura prova la pazienza delle mie collaboratrici.

Proprio grazie a queste donne capaci, alle quali ho consegnato tutto il mio sapere, ho potuto dedicarmi ad attività supplementari di studio e di aggiornamento per me ed i colleghi.

Avevo creato una “mailing list” che serviva per inviare ai colleghi le news legislative in tempo reale con commenti e approfondimenti. Frequentavo dei newsgroup (voi giovani non saprete mai come erano utili questi scambi di informazione fra collegi di ogni parte d’Italia). Con molti di loro ci siamo incontrati ed è stato bellissimo, ancora ci seguiamo attraverso i canali social. Frequentavo un forum messo a disposizione, sul loro sito, dai titolari di una ditta di programmi paghe. Usavo un Nick name. Ho scelto quello che, in ambito lavorativo, mi rappresentava perfettamente: “Hermione” chi meglio della amica di Harry Potter poteva unire le caratteristiche di Cutiosità, studio, conoscenza, un po’ rompipalle, “so tutto io”, risolvo qualunque problema, precisetta e generosa? Rido ancora se ci penso. Su quel forum mi avevano soprannominato “Nostra signora delle co.co.co” visto che ne sapevo più del diavolo sui rapporti parasubordinati.

Uno dei miei elaborati più riusciti si chiamava “Tutto quello che i datori di lavoro devono sapere…” era un riassunto completo degli adempimenti e degli obblighi che un datore di lavoro doveva conoscere se voleva avere dei dipendenti. L’avevo fatto per le mie ditte ma decisi di girarlo ai colleghi per una informativa completa. Quell’elaborato fece il giro del web, molti studi lo resero disponibile sui loro siti per le loro aziende. Purtroppo è superato, perché dopo una certa data non l’ho più aggiornato, ma era veramente uno strumento utile. Lo dico senza falsa modestia. Certe cose mi sono riuscite proprio bene.

Dopo una scelta di vita con trasloco in campagna, in accordo con mio marito, decisi di ritirarmi dalla mia attività di Consulenza del lavoro per avere più tempo libero per me e mi ritagliai uno spazio nei suoi uffici per dedicarmi ad attività decisamente meno impegnative. Naturalmente lo studio e l’assistenza alle ditte doveva proseguire senza traumi per cui trovai un accordo con due delle mie collaboratrici perché potessero proseguire l’attività. Passai in rassegna i clienti ad uno ad uno e lo studio ebbe una nuova denominazione e nuove responsabili. Un passaggio indolore per le ditte, un po’ meno indolore per me che chiudevo un lunghissimo capitolo della mia vita, ma anche di questa scelta non mi sono mai pentita e vi confesso la soddisfazione di sapere che l’attività che ho creato con tanto sforzo ancora prosegue invariata dopo tanti anni.

Degna figlia di mio padre. Il suo esempio mi ha ispirato di certo.

Il mio ritiro dalle scene però mi riservò l’ennesima “sliding door” mio marito aveva ampliato l’attività in un settore che era una novità e andava gestito e soprattutto organizzato dal nulla. Era stata scelta una persona che per ragioni che non sto davvero a spiegarvi non si rivelò all’altezza del compito affidatogli. Così all’improvviso, di punto in bianco trovandosi il marito spiazzato e senza aiuto mi rimboccai le maniche imparai un nuovo lavoro studiandone tutte le sfaccettature che comunque erano legate al diritto, che così tanto era stato protagonista del mio lavoro e nell’arco di pochi mesi, valutando e assumendo dipendenti resi operativo e perfettamente funzionante e autonomo l’ufficio. Un’altra sfida vinta. Naturalmente applicando le mie regole ferree di ordine e metodo. So di aver richiesto molto a chi arrivava ad occupare posti chiave ma so di aver impostato il lavoro in modo funzionale e a prova di errore. Quel periodo è annoverato fra i più duri della mia vita perché lavorare a contatto con mio marito non è stato facile perché portavamo a casa tutti i problemi lavorativi, inoltre ha causato rotture importanti con persone a me vicine che mi hanno lacerato dentro (ma questa è un’altra storia). Solo dopo alcuni anni mi sono potuta liberare di qualunque impegno lavorativo e dedicarmi a me stessa e alla mia casa.

Volete un lieto fine in tutto questo? Se tornassi indietro rifarei tutto.

Orgogliosa di avere formato così tante persone sia con l’insegnamento che con il praticantato nel mio studio. Molti sono diventati Consulenti del Lavoro e 4 sono uscite dal mio studio.

Credo che passare avanti dimenticando le cose negative e conservando solo il meglio sia la chiave per la felicità.

I rimpianti non fanno parte del mio pensare.

Se siete arrivati fin qui meritate un abbraccio. In realtà questo scritto è servito soprattutto a me per lasciare nero su bianco quello che in altro modo sparirebbe con me.

(The End)

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2 risposte a “Destini lavorativi”

  1. Rossella Giorgi dice:

    Mi è molto piaciuto questo tuo raccontarti. Mi hai fatto riflettere su quante persone ha forgiato quell ‘ Istituto. Quanti destini ha fatto incrociare. Bello davvero.

    1. Lady Zeta dice:Autore

      È proprio così. Mi si è aperto un mondo di ricordi e di quante persone sono passate in quell’Istituto Scolastico e hanno acquisito competenze che poi hanno messo a frutto in ambito lavorativo.

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