
Ti penso
quando cerco di smontare o rimontare qualcosa
quando faccio funzionare di nuovo una luce o un apparecchio elettrico
quando qualcosa mi fa commuovere e penso che ti saresti commosso anche tu
quando vedo un anziano camminare un po’ claudicante e insicuro
quando scelgo il giallo di un fiore perché era il tuo colore preferito
quando butto indietro la testa per ingoiare una pastiglia così come facevi anche tu
quando butto indietro la testa per ingoiare una pastiglia così come facevi anche tu
quando dalla finestra della cucina vedo la pianta alta e snella che ho piantato per te
quando guardo le tue foto prima di andare a dormire, le foto dove sorridi, perché tu sorridi sempre per me
quando mi viene una battuta ironica e penso che la mia ironia è l’eredità della tua ironia
quando va tutto male in certi rapporti e penso che adesso tu forse vedi perché va tutto male
quando penso a quelle gambe perfette che avevi e ti facevano volare in bicicletta e arrampicarti per ore sulle scale, quelle gambe che, alla fine, ti hanno tradito
quando penso alle tue dita lunghe e nervose che toccavano tutto per scoprirne sostanza e funzionamento
quando passo nel punto di strada in cui guidavo per arrivare da te e mi raggiunse la telefonata priva di delicatezza “non respira più” e mi faccio ogni volta un segno di croce
quante volte ti penso e capisco che la tristezza si trasforma lentamente in dolcezza e consolazione
In fondo sono solo passati due anni ma in fondo sono già passati due anni.
Due anni senza di te, papà.
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