Mano nella mano

Finché non metto le parole nero su bianco non placo i pensieri e quindi…eccomi qui…
Sei sempre stato veloce nel pensiero e nel movimento. Quelle tue mani con dita lunghissime, muovevano indifferentemente i cavi elettrici che dominavi per lavoro o la curiosità di scoprire cosa conteneva un oggetto. Perché tu smontavi tutto, non eri soddisfatto fino a quando non possedevi il controllo su quell’oggetto, quell’impianto, quella situazione.
Ed eri curioso di ogni cosa, ti piaceva sapere tutto e sapere perché una cosa accadeva e come poteva essere controllata o modificata.
Ed eri buono e retto e integro ed onesto.
Ed emotivo, con le emozioni sempre in vista, quasi mai nascoste.
Uno su cui contare.
E avevi il dono dell’ironia.
Non tutto è stato stupendo fra noi, abbiamo avuto anche contrasti.
Assenze – più mentali che fisiche – che quando ero piccola o adolescente hanno pesato e scelte che non ho condiviso e lontananze che mi hanno straziato l’anima.
Ma ci intendevamo al volo.
Uguale modo di percepire le cose, uguale velocità di apprendimento, uguale curiosità, uguale sete di sapere, uguale capacità di dominare la tecnologia, uguale emotività.
E stessa rettitudine, bontà, onestà, integrità.
Mi fermo sai, perché la tua lunga vita non si può scrivere in un foglio.
Non si può scrivere qui.
Non si può raccontare tutta, non si può condividere con tutti.
Ma ora mi resta ogni cosa, ogni sguardo, ogni sorriso, ogni lacrima, ogni gesto.
Le tue mani segnate dal tempo che nell’ultimo giorno, quello nel quale la tua mente, lucida fino a quel momento, ha vacillato a tratti, mimavano invisibili lavori nell’aria, fili elettrici invisibili di un invisibile lavoro immaginario che tu dovevi terminare.
E quella frase che mi hai detto guardandomi negli occhi ed in dialetto
“Se tì at sais cme at voi ben… ma ormei l’è terdi”
(Se tu sapessi quanto ti voglio bene ma ormai… è tardi)
Quasi a farti perdonare di non avermi mai espresso il tuo amore a parole. Ultimo regalo per me. Il più importante, quello che non si romperà, e non si consumerà mai.
E quell’unirci attorno a te noi, separati dal nulla, da orgogli, da cose brutte, da indifferenza, in turni composti attorno ai tuoi ultimi istanti.
E quando vederti consumare è stato troppo per me, per tutti noi, te ne sei andato in silenzio.
Mancherai a tutti. Alla nostra famiglia ma anche a chi ti considerava un amico, una certezza, un punto di riferimento.
Sono certa che hai visto, nel luogo in cui ti trovi, la chiesa gremita di persone e che ti ricordavano con una preghiera ed erano lì per confortarci.
Adesso so che non sei più quel corpo sofferente e straziato ma sei accanto a me sotto forma di amore puro.
Deve essere così perché altrimenti come potrei io essere così serena e riuscire ancora a sorridere?
Restami accanto muovendo l’aria con quelle tue mani inconfondibili.
Io saprò che ci sei e mi proteggi.
Addio papà.

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