Sto frequentando quotidianamente per ragioni familiari , mio malgrado, il reparto di Geriatria dell’Ospedale Maggiore di Parma.
Penso da tempo che medici e infermieri abbiano più una missione da compiere che non un lavoro e ancor di più in un reparto come questo dove la pazienza viene messa a dura prova.
Dicono che gli anziani diventino come bambini, ebbene non è proprio così.
I bambini a volte sorridono, abbracciano, hanno pelli morbide e profumate.
Gli anziani in ospedale non hanno voglia di sorridere.
Gli anziani hanno la pelle secca, che spesso si ferisce solo toccandola.
Gli anziani devono essere cambiati, molti non riescono a mangiare da soli, molti la bocca la tengono serrata.
Gli anziani spesso non sanno nemmeno dove sono, perdono il senso del tempo e non giocano.
Gli anziani a volte gridano, non riconoscono i loro familiari ed è una fortuna anche solo se, come me, ti riconoscono e sono ancora relativamente lucidi.
Gli anziani devono essere cambiati, lavati, sollevati, ma non sono leggeri come i bambini.
Ci vogliono due persone spesso per sollevarli.
Gli anziani sono tristi, arresi.
Curare un anziano è difficile e gli operatori sanitari di questi reparti non vedono mai allegria.
Non vedono quasi mai guarigioni.
Vedono spesso la morte.
Non li invidio e spesso io sorrido loro perché non mi costa nulla e forse è uno dei pochi sorrisi che riceveranno quel giorno.
E se vedo uno di loro trattare male un anziano mi arrabbio ancora di più. Perché l’anziano è indifeso come un bambino ma un po’ di più.
Perché è più difficile far del male a un bambino.
Molto più facile farlo a un anziano che sembra non capire ma a volte capisce.
Un bambino non prova vergogna ma l’anziano si.
E se porti una bistecca dura ad un bambino piangerà finché non lo nutrirai.
L’anziano no, l’anziano non mangerà.
Grazie agli operatori della Geriatria. È un duro lavoro il loro.
È comunque un figlio non dovrebbe mai arrivare ad imboccare un genitore.
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