Senza connessione

Non mi era mai successo. Da quando ho un pc connesso a internet, da quanto posseggo un cellulare, non mi era mai accaduto di restare senza connessione per più di qualche ora, non 24 ore… Non 36 ore… Non senza sapere quanto…
Adesso in città ho agganciato una cella funzionante, a casa le comunicazioni sono ancora out e non so quando le ripristineranno.
Le piogge dei giorni scorsi che tanto hanno devastato Genova sono arrivate anche a Parma, ma non attraverso il torrente Parma messo in sicurezza attraverso una cassa di espansione tanti anni fa, opera che ha impedito un ben più grave problema alla città.
No, la pioggia maggiore è caduta in Val Baganza. Dove abito io peraltro.
In 7 ore è caduta la pioggia che cade in 3 giorni molto piovosi.
Il Torrente Baganza è uscito anche nelle mie zone: Calestano, Felino, ma il danno maggiore l’ha fatto in città, gonfio d’acqua è arrivato alla confluenza con il Torrente Parma, già al limite della sua portata, che l’ha respinto, ha spinto indietro le acque come un’onda a ritroso, e il Baganza è uscito nella zona sud-ovest della città travolgendo ogni cosa.
Sede Centrale Telecom
Le 17 del 13 ottobre 2014
L’acqua se ne è andata a spasso per la parte di città in discesa, allagando piani bassi, garage e cantine, una Casa di Cura … e una centrale della Telecom, facendo saltare linee fisse, telefonia mobile, internet a mezza regione.

Il vuoto.
Nemmeno i servizi essenziali: 118 – vigili del fuoco.
Il vuoto.
Non ci rendiamo conto di quanto sia scontato essere collegati con il mondo.
Non solo per i Social, ma proprio il contatto immediato con tutti.
Siamo troppo abituati, qualunque cosa ci venga in mente, a fare una telefonata, di lavoro, al marito, al fidanzato, ad un amico, alla mamma, ad un figlio.
Non funzionano i telefoni, né i fissi ne i cellulari. Niente. Nessuna comunicazione possibile. Nessuna.
Ci viene in mente una cosa, allunghiamo la mano verso il tablet o allo smartphone e ci colleghiamo a internet. Vogliamo sapere se i nostri cari stanno bene, diamo uno squillo di telefono. Siamo impreparati al vuoto.
Sono sola a casa, accendo ma TV, parlano di Renzi che noia… Mi attira un titolo in sovrimpressione:
Parma sott’acqua, un ponte crollato, un disperso.
Mi sento un brivido fra le scapole. Penso subito al ponte più debole, il più vecchio, quello che percorriamo per venire a casa quanto in tangenziale i sottopassi si allagano per la troppa pioggia.
Penso che mio marito deve tornare a casa.
Non posso chiamare nessuno, nessuno.
Ho odiato quel giornalista. Quel disperso non si era perso, non era crollato nessun ponte della città ma un ponte pedonale e non tutta la città era sott’acqua. Ma l’ho saputo dopo, molto dopo quando finalmente ho sentito il garage aprirsi e il marito rientrare.
Il giorno dopo ho saputo che Vodafone funzionava. Geniale ho pensato, mi faccio una scheda Vodafone, mai più nelle mani di un solo gestore. Corro al punto Vodafone più vicino. Certo, mi dicono, ecco la sua SIM ma l’attiveremo quando funzionerà di nuovo Internet. Siamo bloccati, come tutti.
Non funziona più nulla, i bancomat non erogano denaro, le attività sono tutte bloccate e isolate.
Non posso avvisare nessuno di Twitter che sto bene. Sono solo persa nel deserto della comunicazione.
Mentre torno a casa sconsolata, sento i suoni classici di sms – di whatsapp – felice fermo l’auto penso che abbiamo risolto.
Invece no, ho agganciato per un attimo una cella 4G che stranamente funzionava. Vedo in anteprima che un account di Twitter è preoccupato per me, vedo che ho altri 7 messaggi di WA che non posso leggere e a cui non posso rispondere. Torno indietro ma non c’è più connessione alcuna.
Il vuoto.
Ci si abitua al vuoto. Dopo 24 ore non è più così pesante se la comunicazione non ti serve per lavorare.
Devi organizzarti, muoverti e raggiungere fisicamente coloro che non puoi raggiungere via telefono.
Peggio per gli anziani, per chi ha come unico mezzo di comunicazione un cellulare.
Credo che questa cosa mi farà riflettere, se voi adesso leggerete questo pezzo sarà perché in qualche modo ho stabilito di nuovo una connessione.
Senza questi cavi, collegamenti, ripetitori voi non sapreste nemmeno che esisto.
Rifletterò a lungo su quello che significa essere “collegata” e su quanto dipendiamo dalla comunicazione via cavo.
Un abbraccio virtuale molto social e molto tecnologico.
Purché la tecnologia ci assista.

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