Selfie è una parola coniata anni fa per definire gli autoscatti effettuati preferibilmente con un cellulare o smartphone o una fotocamera digitale e condivisi in rete.
Anche se le generazioni di ragazzi pensano avere inventato questa discutibile moda di fotografie spesso fatte davanti allo specchio, non è così.
Il primo autoscatto effettuato davanti ad uno specchio risale ai primi del 900 quando la tredicenne granduchessa russa Anastasia Nikolaevna scattò una foto con la sua Kodak posizionandosi proprio davanti ad uno specchio. L’impresa era sicuramente più complicata di adesso vista la dimensione dell’allora macchina fotografica non proprio “tascabile” (fonte wikipedia).
Gli ingredienti tipo di questa moda sono:
Fotografarsi una parte del corpo avvicinando l’obitettivo o utilizzando il comodo autoreverse che molti smartphone hanno, oppure avere a portata di mano uno specchio, non importa quale.
Potrebbe essere quello negli spogliatoi di una palestra, nei camerini di prova, nelle vetrine, quelli degli armadi e ahimè quello del bagno.
Il bagno è un luogo perfetto, mi si dice, perché lo specchio è generalmente dotato di luci e quindi contribuisce sicuramente allo scatto “perfetto”.
Bene, chiunque di noi ha ceduto a questa insana abitudine, per mostrare un abito, un nuovo trucco o un nuovo taglio di capelli.
La mia pic di twitter e facebook è un autoscatto fatto davanti al computer.
Credo che ci possa stare, può essere un momento divertente, una condivisione tipicamente social, se non supera certi limiti.
– quando il profilo di instagram è una lunga serie di “selfie” solo selfie, inesorabilmente selfie, scattati quasi sempre davanti al medesimo specchio. Con posa a tre quarti e come unica variante: l’abito da mostrare.
– quando la selfie diventa una specie di taglio anatomico del corpo, da mostrare più o meno vestito, e non parlo della volta in cui mostriamo il nostro nuovo paio di scarpe, ma di quelle parti anatomiche del “vedo non vedo” che anzi direi che vedo, vedo spesso anche corpi non proprio aggraziati, forme abbondanti poco contenute dal reggiseno di turno o dalla gonna troppo corta che lascia vedere (non intravedere) forme più simili a prosciutti che a cosce.
Bocche isolate dal contesto, naturalmente nella posa del bacio che inesorabilmente è stata definita “bocca a culo di gallina” che la dice lunga sulla piacevolezza della cosa.
Non vorrei essere fraintesa, ci sono donne meravigliose che hanno visi e corpi da favola e uomini con addominali scolpiti dalla palestra che sono sicuramente piacevoli da vedere.
Anche alcune ragazze che seguo su twitter spesso si mostrano e sono proprio belle ragazze, questo mi piace, è quello che definirei “un bel vedere”.
Però il mostrarsi è sempre esibizionismo, e se lo fa Belen ci sta tutto, è il suo lavoro apparire, se lo fa la ragazza con un fisico da urlo che cerca di essere notata per entrare nel mondo dello spettacolo, è un modo come un altro di attirare l’attenzione, quello che trovo insano è il mostrarsi in modo esagerato, soprattutto quando da mostrare non c’è nulla di buono.
Il mostrasi così pubblicamente e poi invocare improbabili regole di privacy quando qualcuno, ovviamente attirato dal tipo di immagine mostrata, tenta un approccio un po’ troppo invadende.
Chiaro no?
Quindi ok a “selfie”, inevitabile conseguenza della sovraesposizione dei social e della comodità di un piccolo obiettivo sempre a disposizione, ma usiamo misura anche in questo e non dimentichiamo mai che quelle immagini, date in pasto al web, resteranno per sempre a disposizione di tutti, come dimostra le due foto “collage” che ho trovato e inserito facendo una ricerca di immagini del web alla voce “selfie”.
Se vogliamo fare foto, alterniamo qualche paesaggio di tanto in tanto.
Rido.
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