Ieri, come tutti sapranno è scoppiata la bufera che ha investito la ditta Barilla.
Inutile mi dilunghi e riporti le parole esatte che Barilla ha pronunciato e che sono state oggetto di critica per tutto il giorno.
Quello che invece voglio dirvi è cosa penso di tutto questo, avendo vissuto sui social l’accanimento mediatico che ha contrassegnato la giornata di ieri.
Come saprete sono di Parma, conosco moltissimi dipendenti che lavorano in questa azienda, che è ancora una delle poche eccellenze della città, anche in tempo di crisi.
Io penso che la reazione ad una azione sia stata spropositata, montata e seguita dal solito corteo di persone felici di uscire dalla noia quotidiana e poter finalmente dire la loro su qualcosa, qualunque cosa.
Perché se togliamo le poche persone che veramente fanno satira (sacrosanta) su Twitter tutti gli altri commenti erano una montagna di ovvietà.
Credo che Barilla sia caduto in un banale “tranello” giornalistico, che abbia detto una frase che poteva evitare (del senno del poi sono piene le fosse), che abbia detto il suo pensiero e quindi, come tale vada rispettato.
Lui ha detto che rispetta i gay, ma che non farà uno spot con una famiglia gay. Mi pare ci sia una bella differenza con l’essere omofobo.
Lui stesso ha ricordato che, se a qualcuno non andava bene mangiare la pasta Barilla a causa delle sue affermazioni e a causa del suo mancato spot su una famiglia gay, mangiasse altro.
Inutile quindi la campagna di boicottaggio.
Qualcuno ha detto che lui non sa cosa sia una “famiglia tradizionale” perchè è separato e risposato.
Quindi io che sono separata e risposata non ho diritto di esprimere un giudizio sulla famiglia o su qualunque altra cosa?
Soprattuto penso che la parità gay, non passi attraverso uno spot Barilla, penso che ci siano ben altre azioni e mancati riconoscimenti che ogni giorno colpiscono queste persone e che nessuno evidenzia e protesta con tale accanimento.
Penso che ci sono diritti violati di donne, di minori, di handicappati, di ammalati, di anziani che subiscono angherie sotto gli occhi di tutti e nessuno fa nulla.
Credo che il diritto di parola sia sacrosanto, così come sacrosanti sono i diritti dei gay e sacrosanti sono i diritti di chi pensa qualunque cosa, dentro o fuori dal coro.
Diritto di parola sacrosanto ma che, non altrettanto sacrosanto, sia l’accanimento e la battaglia a suon di tweet che ho letto ieri e le offese, le offese pesanti alla persona di Guido Barilla.
Non funziona così. Mi spiace.
Non funziona così.
Io continuerò a mangiare pasta Barilla, la cui azienda da da mangiare a moltissime famiglie della mia città, che ha dato da mangiare in passato e che spero darà da mangiare in futuro, così come continuerò a mangiare altri tipi di pasta, anche di marche che si sono affrettate a dare la loro grande disponibilità e apertura al mondo dei gay, cosa che mi pare proprio un “cavalcare l’onda”.
Credo infine che oggi, lo sport nazionale di certo giornalismo, sia estrapolare da un contesto una notizia, una frase, una parola, una immagine e costruirne un caso. E’ sicuramente una mossa pubblicitaria, ma è altrettanto sicuramente uno svilimento dell’informazione tutta.
Un modo, a volte, per distogliere l’attenzione dai problemi ben più gravi, del paese e delle persone.
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