Come in tutte le comunità del mondo, anche Twitter è territorio di conquista, di follower, di visibilità, di apprezzamento, di appartenenza ad un gruppo.
Naturalmente così come avviene nella vita reale, ci sono quelli che marcano il territorio.
Se ci sono più soggetti di questo tipo, è inevitabile prima o poi lo scontro.
Quello che in gergo viene chiamato Catfight o flame.
Ho studiato la dinamica di questi litigi virtuali e ora ve la spiego.
Prima di tutto dobbiamo distinguere personaggi e ingredienti per confezionare un buon litigio:
L’istigatore
L’ingrediente fondamentale è che il soggetto sia una persona molto conosciuta e con tanti followers
Il piccolo utente, che dice qualcosa di negativo o offensivo viene ignorato o defollowato e la cosa finisce li.
Invece l’istigatore porta in dono un’arma potentissima: gli spettatori.
Senza gli spettatori quale scontro ci sarebbe, nessuno, se non c’è visibilità il litigio non serve a niente. Tanto inutile iniziarlo.
La preda
In genere c’è una vittima predestinata che l’istigatore prende di mira. Questa vittima non verrà citata direttamente ma sarà perfettamente riconoscibile ai più.
La preda deve essere molto conosciuta e avere tanti follower.
Altrimenti lo scontro non sarebbe ad armi pari e non si inizierebbe nemmeno a combattere.
La preda viene prescelta in base alle caratteristiche e anche l’offesa o il dileggio è creato ad arte per arrivare diritto allo scopo.
La preda può essere anche una categoria, per esempio le donne, o certi atteggiamenti di un gruppo di persone, o di un gruppo di amici.
Come in tutte le comunità virtuali e non, infatti, è molto probabile che si formino dei gruppi, fra persone simili o che si sono conosciute direttamente oppure fra soggetti che hanno lo stesso hobby o interesse.
La preda quindi viene attaccata in modo da costringerla ad una reazione.
Viene scelta con attenzione, non deve infatti essere troppo vittima. Perché se non reagisce il gioco si ferma. Quindi si sceglie una vittima di cui è certa la reazione, oppure un gruppo dove è molto probabile che qualcuno per appartenenza o senso della giustizia, faccia valere le proprie ragioni.
La spia
In un litigio che si rispetti spesso (ma non sempre) ci vuole una spia. Colui o coloro che informano la preda che è stata presa di mira e che qualcuno sta marcando il suo territorio. Nel momento stesso in cui la spia avrà informato (solitamente in forma privata) la preda, la rissa avrà inizio.
La tifoseria
In un litigio che si rispetti occorre che entrino in gioco anche le tifoserie.
Senza questo il gioco non sarebbe divertente, se nessuno assiste e prende le parti non c’è soddisfazione.
Le tifoserie faranno un tifo diretto partecipando quindi alla rissa, qualcuno rimediando anche qualche graffio, oppure lo faranno in modo più nascosto, stellinando il preferito per non farsi troppo riconoscere ma facendogli capire la propria approvazione. Oppure, se maggiormente in confidenza, mandandogli messaggi privati di comprensione o aizzandolo ancor di più alla battaglia.
Il paladino combattente
Spesso qualcuno appartenente a una o l’altra tifoseria, troverà un ruolo un po’ più attivo e inizierà a sua volta ad entrare nella discussione facendo finalmente diventare un litigio, una vera e propria rissa.
Qualche paladino rivestirà la figura del pacere cercando di dividere i contendenti. Molto spesso sarà quest’ultimo – spesso poco abituato alle lotte – a rimediare le ferite peggiori.
Lo svolgimento della battaglia
I contendenti si gireranno intorno per un po’ e poi inizieranno a combattere. Lo spettacolo dovrebbe durare almeno 24 ore. Con strascichi dovuti ai commenti sull’accaduto.
Dopo uno scambio di stoccate veramente interessanti e dopo che la voce sarà girata fra i followers e tutti ne parleranno nelle TL, inizieranno le operazioni di separazione dei contendenti, di raccolta e consolazione dei feriti, e i gruppi di sostegno all’uno o all’altro contendente.
A seguire, una serie di tweet individuali o di piccoli gruppetti, a commentare l’accaduto. Fino a quando, generalmente la notte, gli animi si placheranno vinti dalla stanchezza e qualche volta anche dalla noia e tutti torneranno alle abituali occupazioni.
In genere piccole fiammelle (flame) si riaccenderanno nelle giornate successive spesso se non è stato versato abbastanza sangue e qualcuno, più assetato, vorrebbe veder riaccendersi la rissa per divertirsi un altro po’.
Sul campo di gioco resteranno alcune vittime. I defollowati per aver sostenuto l’uno o l’altro avversario, i bloccati per impedire loro di continuare a leggere i tweet dell’uno o dell’altro – mi permetto a tal proposito di farmi una grassa risata: c’è sempre un modo per vedere uno che ti blocca o direttamente o per interposta persona, quindi il blocco ha solo il significato di “ti sbatto la porta in facca” null’altro.
I contendenti, invece, in genere acquistano followers curiosi di “come andrà a finire” questo mi fa seriamente pensare che, a volte, l’istigatore lo faccia di proposito.
Un sacco di occasioni ghiotte capitano periodicamente ed è divertente vedere come il copione sia sempre lo stesso.
Chi emerge deve essere immediatamente schiacciato prima che prenda troppo piede o qualcun altro si ritroverà in ombra.
Mi permetto di consigliare a chiunque si ritrovi nella stessa situazione di evitare accuratamente di cascare nel gioco e ignorare le provocazioni e se proprio non è possibile, giocare pulito. Mantenendo quella dignità che non deve mai essere persa in pubblico. Comportamento sicuramente vincente.
Ricordando sempre che l’istigatore di turno e la maggior parte di quelli che interverranno fomentando la rivolta o combattendo, saranno comodamente sdraiati sul divano con una birra o davanti al pc con i popcorn. Solo questo dovrebbe far sorridere e interrompere il gioco.
Non dimentichiamo mai che molti di questi istigatori, faccia a faccia con la loro preda, non sarebbero in grado di sostenere una conversazione, figuriamoci di tirare due pugni o (per le donne) pigliarsi per i capelli, ma scapperebbero invece a gambe levate.
Mostrare la propria forza dietro ad uno schermo è vincere facile.
Mi permetto infine un commento personale, molto spesso “marcare il territorio” significa mostrare agli altri che si è molto bravi e belli e famosi, per salire su un piedistallo e farsi ammirare.
Chi è sicuro di se e con un buon equilibrio, non ha bisogno di questo tipo di conferme.
Chi ha bisogno di certi giochetti mi da invece l’idea di grande frustrazione. Di chi “voglio ma non posso” e mi sovviene sempre una frase famosissima di Schopenhauer : “Dovunque e comunque si manifesti l’eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla.”
Mi permetto infine un commento personale, molto spesso “marcare il territorio” significa mostrare agli altri che si è molto bravi e belli e famosi, per salire su un piedistallo e farsi ammirare.
Chi è sicuro di se e con un buon equilibrio, non ha bisogno di questo tipo di conferme.
Chi ha bisogno di certi giochetti mi da invece l’idea di grande frustrazione. Di chi “voglio ma non posso” e mi sovviene sempre una frase famosissima di Schopenhauer : “Dovunque e comunque si manifesti l’eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla.”
Meditate Twitteri, meditate.
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