Giornalismo o pettegolezzo

Premetto che di giornalismo non so nulla e vogliano i giornalisti pensare che quello che digito ora sulla mia tastiera é scritto da persona comune, da persona della strada… anzi da donna che osserva, metabolizza e discute.
Come sapete la mia è una discussione da salotto pertanto ben vengano i pareri contrari.
Mai come in questi giorni mi rendo conto che il giornalismo è cambiato. Una volta c’erano alcuni giornali, la radio e poche televisioni e la notizia era quella. Vera o manipolata che fosse. Si discuteva al bar e tutto finiva li.
Oggi non è più così, abbiamo una scelta fra televisioni, radio e giornali senza fine e poi c’è LUI… il WEB.
Twitter per esempio ci aggiorna in tempo reale su qualunque situazione, il tam tam corre e dilaga ovunque e oltre qualunque confine.
La notizia a questo punto è talmente diretta che molti fanno a gara per fornire la notizia per primi, di corsa, senza controllarne la fonte. Non tutti per fortuna.
E poi ci sono le interminabili sessioni televisive “di intrattenimento” in cui viene fornita la notizia e il pettegolezzo insieme, e si sviscera, si accusa, si crocifigge, si colpevolizza, si psicanalizza, si indaga, si pongono dubbi e risposte sui più efferati crimini del momento. Manca la cronaca nuda e cruda.
E non c’è più un processo, una causa, un’indagine che non sia in piazza, alla bocca di tutti e dove tutti possono mettere bocca.
Giusto ieri sono state fornite le immagini del “presunto” attentatore di Brindisi, colui che ha premuto il telecomando.
Ora io mi chiedo, anzi ce lo chiedevamo in alcuni giusto su twitter stamattina, ma delle due l’una: o il tizio è realmente e certamente colpevole e quindi è giusto mostrarlo a viso scoperto così che tutti possiamo dire “e qui, è lui… prendetelo…” come fanno in America, oppure il tizio in questione è solo sospettato a causa di un gesto che ha fatto con un telecomando in mano mentre all’istante si avvertiva lo scoppio e allora scusate ma se stava aprendo con il telecomando la sua auto per pura casualità  nell’istante dello scoppio, non ce lo dovete mostrare. Perché io se per caso abito a Brindisi, posso riconoscere in lui il mio vicino di casa, il maestro di mio figlio, mio marito e davvero devo pensare di vivere accanto ad un mostro?
Siamo reduci, torturati aggiungerei, dalle vicende di Avetrana dove i primi giorni dopo il delitto di Sara Scazzi ci veniva mostrata in esclusiva una Sabrina in lacrime angosciata per il delitto e lo stupro su un cadavere, addirittura perpetrato dal padre, e poi ce la ritroviamo in carcere accusata lei stessa con la madre e il padre se ne va ai domiciliari. Davanti alla casa del delitto inizia la processione di curiosi in gita domenicale. Se non la mostrate alla TV la casa con la sua cancellata, il suo campanello e la sua rosa rampicante, forse non sappiamo dov’è e non ci andiamo in pellegrinaggio….
I processi non si devono fare in strada, davanti alla gente. Investigatori e magistrati dovrebbero tenere il riserbo assoluto sulle indagini e i giornalisti non dovrebbero fornire notizie di corridoio, quelle lette su twitter per indenderci, perché altrimenti il giornalismo lo facciamo noi. Invece vorrei poter dire quando leggo un giornale “Ecco, l’ha scritto il giornale, l’ha detto la TV, allora la notizia che ho sentito è vera”. Invece mi trovo a leggere una notizia e vedere se su twitter sta girando.
Una volta, uno qualunque che si fosse permesso una battuta al bar sul terremoto che divideva finalmente la Padania dal resto dell’italia, avrebbe potuto ricevere risatine o un rimprovero dal suo vicino di “caffè”. Oggi il tam tam non perdona e anche se il post su facebook è stato cancellato prontamente dall’incauto, lo stupido gesto lo ha stroncato, dipinto come il più idiota del villaggio e costretto alle dimissioni dal suo stesso partito.
Ormai la notizia corre così, di bocca in bocca, anzi di tweet in tweet ed è velocissima e stroncante.
Ora, se non vogliamo che ogni sera la TV ci mostri il video girato da Fiorello in edicola (ritengo fra l’altro Fiorello un grandissimo intrattenitore e uomo di spettacolo) quello che i giornalisti devono fare, a mio modestissimo parere, è fornirci la notizia giusta, quella corretta, quella che non corre sul filo ma che solo loro, con i loro informatori possono darci.
Vorrei più serietà e professionalità.
Vorrei più notizie e meno pettegolezzi.
Vorrei che non ci fosse sempre  il dire  e subito dopo la sua smentita, vorrei che ci fossero meno scoop e più certezze, vorrei cronaca vera, documentata sul campo e meno “sentito dire” e soprattutto vorrei che le domande non fossero le solite: il “come si sente” ad un padre o ad una madre a cui hanno appena ucciso un figlio. Un po’ di dignità, un po’ di rispetto. Un passo indietro per poi farne uno avanti sulla vera informazione.

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