Un hastag su twitter questa mattina mi ha fatto pensare agli anni 90. E subito mi sono tornati in mente i rally. Mio marito correva nei rally, per hobby, non per mestiere e correrebbe ancora a dir la verità se non fosse che il lavoro lo impedisce e poi in fondo il mondo dei rally non è più quello di una volta.
Oggi le gare di rally sono più sicure per piloti e persone circolanti per strada, le strade vengono chiuse anche per provare e ci sono i parchi assistenza fissi, senza camion di meccanici che scorrazzano in giro.
Quando correva lui era diverso. Ricordo tutti i nostri week end in giro a provare o a correre.
Ho visto posti che non avrei mai scelto per meta dei nostri week end se lui non avesse avuto quell’hobby. Per esempio: i “soffioni boraciferi di Larderello”… li studiavamo a scuola e magari ci si andava in gita. Ma chi avrebbe perso un week end per andare a Larderello con quell’aria che sapeva di uovo marcio…. non so… io no di sicuro.
Ma siccome c’era un Rally ecco che si va anche a Larderello. Oppure si andava nella meravigliosa Isola d’Elba per un rally stupendo e si trovava il tempo anche per una settimana di “vacanza”.
Ho visto posti meravigliosi, laghi e montagne, panorami mozzafiato e colori straordinari, il profumo ed il silenzio dei boschi interrotto per qualche ora dai rombi delle macchine, dallo sgommare in curva, dal derapare sui tornanti sollevando nuvoloni di polvere bianca.
La preparazione ai rally avveniva con un paio di week end di ricognizione, preparazione delle note e prove. Ovviamente le prove avvenivano di notte su strade solitamente poco frequentate (e per fortuna!) Mio marito aveva un navigatore toscano e io ovviamente non ero compresa nel pacchetto week end, non in auto almeno, me ne stavo in qualche albergo o insieme ad altre mogli e fidanzate a passare il tempo in attesa del ritorno dei “guerrieri”. Solo una volta per provare l’ebbrezza sono andata con loro a provare.
Mi sono aggrappata alle maniglie delle portiere posteriori e mi sono fatta sballottare eroicamente senza dire una parola. Divertentissimo ma ho avuto dolore alle braccia per settimane!
Le gare erano generalmente di notte. Ho visto albe meravigliose affacciata da curve di montagna dove solo la passione poteva far sopportare il freddo e il sonno.
I meccanici (il più simpatico ricordo veniva chiamato Cilindro) dovevano raggiungere le varie prove speciali per essere pronti a sostituire quel pezzo o quel treno di gomme e rifornire di carburante l’auto. Io mi limitavo a rifornire pilota e navigatore di bevande e qualche panino se il tempo era sufficiente per farlo. I meccanici mi scarrozzavano in giro ed io con il mio zaino in spalla e sempre di corsa facevo da “pacco appresso” stando molto attenta che non mi dimenticassero in qualche bar durante la pausa caffè, mentre correvo a fare pipì… si sa gli uomini sono meno complicati in questo. Oppure se ero fortunata venivo traghettata in giro dall’auto di qualche amico al seguito. Qualche volta mi sono scorrazzata in giro da sola, in auto, con cartina alla mano (non c’erano i navigatori allora) sperando di non perdermi nella notte. Forse questo esercizio fa si che io adesso ami moltissimo guidare e soprattutto per strade di montagna.
Qualche volta, informati su un guasto o un problema, la corsa dei meccanici si faceva frenetica e guai a chi si trovava sulla nostra strada, doveva spostarsi il prima possibile o avrebbe rischiato di essere “spinto” per fargli capire che era bene si togliesse di mezzo.
Non ho mai avuto paura che mio marito corresse, le auto sono sicure, rollbar e cinture a 4 punti, casco, tute e protezioni ignifughe facevano dell’abitacolo un luogo “quasi” sicuro. Ho visto incidenti paurosi dove i piloti uscivano e si arrampicavano verso la strada sbuffando per la salita. Non ho mai visto incidenti gravi, mi sono spaventata qualche volta quando a fine prova la macchina non arrivava, ma venivo prontamente rassicurata dalle vetture successive sulla sorte dei miei piloti. Ovviamente non era altrettanto rassicurante lo stato dell’auto dopo qualche testacoda o addirittura cappottamento.
C’erano orde di pubblico in corsa fra una prova e l’altra con cartina e orari alla mano per vedere passare i primi….
Sul pubblico è bene fare un appunto, ho assistito a moltissime gare anche in prova speciale e so che, ovunque venga tirato un nastro bianco e rosso con il cartello “zona interdetta al pubblico”… il pubblico sarà li.
E’ come se quel nastro richiamasse la folla come api sul miele. E’ risaputo che quelli sono i punti dove puoi vedere i numeri più spettacolari, ma sono anche i posti più pericolosi, i posti dove se una macchina esce fa strage. Eppure non capiscono, eppure possono passare tutti i commissari di percorso a far spostare la gente e quella appena girato l’occhio tornerà. Sono i temerari, quelli che non hanno paura, quelli che… se gli va bene tornano a casa. Questa è la cosa che mi ha sempre spaventato, non mio marito in pista, i pazzi che sono a guardare le corse, che corrono in mezzo alla strada fra una macchina e l’altra. Questi non li puoi arginare sono come formiche impazzite e quando leggi di un incidente in tv che ha coinvolto il pubblico pensi: non è colpa dei Rally, è colpa della gente. E’ colpa di chi non capisce che l’altra parte della strada è in salita e ti permette di vedere ugualmente ma senza pericolo. E’ la gente.
Era bello il mondo dei rally, mi sono fatta tantissimi amici Toscani che ancora oggi risento, c’erano cene in compagnia, chiacchiericcio di donne fra il rombo dei motori a guardare uomini immersi a testa in giù fra i motori o coricati sotto le macchine.
Mi sono fatta una cultura di tempi, controlli orari, penalità, parco chiuso, riordini…. ho imparato a navigare per andare con mio marito a prendere le note quando il navigatore non poteva.
Ho imparato il significato di un “destra due”, di un “destra chiude” o di un “sinistra stringi”o di un “lungo lungo”, “stacca” e “attento al dosso”. Ho la mente piena di flash e un po’ di coppe e trofei in sala mi fanno andare spesso a quel periodo importante della mia vita.
E’ uno dei ricordi più belli dei miei anni 90. Tornerei subito a quel periodo se fosse possibile e soprattutto tornerei ad avere 20 anni di meno!
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